Cresci Gino

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Cresci Gino all'età di 20 anni - Fotografia spedita a casa, del febbraio 1943 fatta a Tolone

Gresci Gino nato a San Miniato il 3 gennaio del 1923, figlio di Cresci Virgilio e Rossi Rosa. Cresci Gina era sua sorella. Sposato con Argini Lina, ha avuto tre figli, Marzio, Marzia e Massimiliano. Marzio Cresci è tra gli ideatori del Museo Remiero - Centro di documentazione "Mario Pucci" della cantieristica navale e del canottaggio ed attualmente il direttore/coordinatore. Gino è deceduto il 28 ottobre 2008 all'età di 85 anni.

1939

Viene assunto nel Cantiere navale dei fratelli Picchiotti come apprendista meccanico - Copialettere v. 122 p.186,234

1940

Presente nel libro paga del Cantiere navale dei fratelli Picchiotti come apprendista meccanico medaglia 138

1942

Lettera di licenziamento per chiamata alle armi - Fondo Sandro Viti, Museo Remiero

racconto

di Marzio Cresci

  • Cresci Gino (1923-2008), di Banchino fraz. La Torre di Montelupo Fiorentino, assunto come apprendista meccanico nel cantiere Picchiotti nel 1939 e licenziato nel 1942 per la chiamata alle armi. Arruolato in marina, come molti lavoratori dei cantieri, fu inquadrato nel reggimento “San Marco”.
  • L’8 settembre del 1943 si trovava a Tolone, Comando retto dall’Ammiraglio di divisione Pellegrino Matteucci che fu costretto a trattare la resa dopo essere riuscito ad autoaffondare due MAS presenti.[1]
  • Cresci come la maggior parte dei marinai, furono pochi quelli che aderirono o riuscirono a scappare, fu trasferito nei campi di prigionia. Nello specifico in Olanda ad Utrecht.
  • Basi italo-tedesche Tolone Il Comando militare marittimo della Provenza (Mariprovenza, ammiraglio di divisione Pellegrino Matteucci) disponeva del IV battaglione del reggimento R. Marina San Marco (capitano di corvetta Federico Itzinger), di reparti della Milmart, di numerose navi francesi in riparazione e ripristino, e dei due vecchi MAS 424 e 437 [1] : in totale erano presenti circa 4000 uomini della Marina. Alla dichiarazione d’armistizio, Matteucci ricevette l’ordine di disinteressarsi delle navi francesi (catturate a fine 1942 dopo l’occupazione di Tolone) e di “chiedere ai tedeschi di poter raggiungere, con uomini, armi e mezzi, il territorio nazionale”. In breve tempo i due MAS furono autoaffondati e il personale presente fu consegnato in caserma, in attesa degli eventi, che furono tragici, poiché i tedeschi rapidamente procedettero alla cattura delle installazioni italiane e il personale fu successivamente inviato in internamento in campi di concentramento in Germania o in Francia. Scontri avvennero a Villafranca e a Mentone, con perdite fra il personale della Marina.(41) Alcuni dei marinai italiani riuscirono a raggiungere la frontiera svizzera e furono internati in tale Paese.Fonte [2]
  • Gino in famiglia aveva sempre riferito che il proprio comandante aveva trattato la resa, che insomma li aveva salvati perché era mezzo tedesco, un particolare che corrisponde alla realtà perché a tolone c’era il IV battaglione del reggimento R.Marina San Marco capitanato da Capitano di Corvetta Federico Itzinger (altoatesiono) [3]

Il battaglione di Tolone comandato da Itzinger si chiamava Caorle.

  • Tornato dalla guerra, dopo ancora un periodo in marina prima del concedo, cercò di rimanere dell'ambito delle costruzioni meccaniche partecipando alla costituzione di una cooperativa che montava e cromava biciclette. L'impresa falli e nella vita ha fatto tutto un altro mestiere.

Note

  1. Ufficio Storico della Marima MilitareLa Marina dall’8 settembre del 1943 alla fine del conflitto, Roma 1993. pp. 121-124. Gli avvenimenti nel settore dell’Alto Tirreno a)Tolone.


In primo piano Cresci Gina(a destra) e Argini Lina (sulla sinistra). Sullo sfondo Gino, poco dopo il ritorno dalla prigionia.A banchino, La Torre, Montelupo Fiorentino. Sullo sfondo un'ala dell'allora Manicomio Criminale Giudiziario di Montelupo Fiorentino
Cresci Gina a Banchino, La Torre. Montelupo Fiorentino